- michela vicchi -

tutto si crea, tutto si distrugge, tutto si trasforma

Tutto si crea, tutto si distrugge, tutto si trasforma

"Distruggere e ricostruire. Apollo e Dioniso.

l'arte dietro alle tessere di un mosaico

Questo è ciò che intimamente racconta il ciclo installativo di Paola Bandini e che in questa sede assume una complessità interdisciplinare maggiore rispetto alle installazioni precedentemente realizzate con la medesima tecnica. L’artista ha infatti deciso di evidenziare e drammatizzare la modificazione, sia percettiva che fattuale, della propria opera facendola dialogare con la parola, l’azione performativa, e la musica. Questo dialogo continuo con altri linguaggi espressivi, oltre a rendere più suggestiva e mistica la fruizione dell’installazione, ne potenzia anche l’aspetto “relazionale” di cui si parlava nel paragrafo precedente.

All’interno di questo microcosmo progettato dall’artista è proprio l’azione performativa a fungere da elemento di rottura, in senso sia simbolico che etimologico; la performer infatti ha il compito di distruggere il delicato sistema di intrecci tra i vari elementi in terracotta di cui l’installazione è composta. In seguito questi frammenti verranno raccolti e, dopo essere stati uniti ad una malta cementizia, verranno trasformati in mattoni e lastre di rivestimento utilizzabili a scopi edili e nei quali la terracotta svolge sia il ruolo di inerte strutturale che di elemento decorativo.

Un altro aspetto interessante da considerare in questo allestimento riguarda la perfetta comunione di intenti tra la poetica dell’opera ed il suo impatto ambientale. I frammenti di ceramica infatti, spesso di difficile smaltimento ecologico se pensati come scarti o rifiuti, diventano elemento fondamentale nella realizzazione di nuovi complementi. Quella di Paola Bandini è una poetica della metamorfosi e del cambiamento: la pietra di scarto diviene pietra d’angolo, ciò che verrebbe scartato diventa prezioso e il trauma si trasforma in porta d’ingresso per una rinnovata dimensione di consapevolezza.Questa riflessione si conclude con le parole di Fernando Pessoa, che ben restituiscono la dimensione in cui si muove il lavoro di Paola Bandini.

Di tutto restano tre cose:
la certezza che stiamo sempre iniziando,
la certezza che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare dell’interruzione un nuovo cammino, della caduta un passo di danza,
della paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro.

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